Nuovi media, nuovi miti

Digitalizzazione, fake-news, social network e realtà virtuale. Un resoconto del convegno “Nuovi media, nuovi miti”

di Valeria Visciglia

21 dicembre 2021, ore 9. Polo del ‘900, Torino. Tutto è pronto per iniziare con i saluti del Presidente del Museo Diffuso della Resistenza, Roberto Mastroianni, e con un suo intervento sulle pietre di inciampo e sul loro ruolo fondamentale per la conservazione della memoria e la costruzione dell’identità collettiva.

Poi si parte con i progetti di ricerca del CIRCe. Ad aprire le danze è Cristina Voto di FACETS, che ha affrontato il tema del volto parlandoci dei miti digitali nell’era dell’Antropocene e allineandosi perfettamente al titolo del convegno “Nuovi media, nuovi miti”. Con un simile filo conduttore, è inoltre inevitabile che si arrivi presto a parlare di fake-news. Sono infatti da poco passate le 11 e un quarto quando sentiamo questa espressione per la prima volta. A pronunciarla è Giancarlo Ruffo, che dal Dipartimento di Informatica del nostro ateneo ha studiato come la multidisciplinarietà sia centrale per comprendere la diffusione delle “false notizie”, così come di fondamentale importanza — aggiunge Peppino Ortoleva dal pubblico — è anche l’analisi del fenomeno secondo una dimensione storica. La questione è stata poi ripresa successivamente, soprattutto da Giuseppe Tipaldo e Antonio Santangelo; come non aspettarselo, del resto, in un intervento riguardante il mito degli scienziati su Facebook ai tempi della pandemia. E di Facebook si è parlato anche con Simona Stano, co-organizzatrice dell’evento e PI di COMFECTION, che dopo un excursus sul mito “ieri e oggi”, ci ha mostrato alcuni esempi di come i miti alimentari circolino online. Citando anche i Miti a bassa intensità di Peppino Ortoleva, l’intervento di Simona Stano è stato inoltre ripreso, nel corso della seconda giornata, dallo stesso Ortoleva, durante il suo ricchissimo intervento intitolato “Vivere nei miti, e tra i miti, oggi”.

Ma uno spazio in questo convegno non poteva non ritagliarselo anche Twitter, di cui si è infatti parlato durante il workshop interattivo realizzato da Magdalena Maria Kubas, Francesco Galofaro ed Eleonora Chiais sul “discorso ecologico” di papa Francesco e i tweets #LaudatoSi. Inoltre, ci ha naturalmente parlato di semiotica delle religioni anche Jenny Ponzo, co-organizzatrice dell’evento e PI di NeMoSanctI, la quale ha suscitato diverse curiosità tra il pubblico raccontandoci delle “app dei santi”: quali utenti le utilizzano? Come permettono di rivolgersi ai santi? In che modo rendono possibile il desiderio di molti fedeli di “farsi un selfie con un santo”?

Nel pomeriggio della prima giornata, parallelamente alla sessione su papa Francesco, si sono tenuti altri due panel: uno sull’intelligenza artificiale secondo le ultime ricerche dei dottorandi del curriculum semiotico, Daria Arkhipova, Federico Biggio, Victoria Dos Santos e Simone Garofalo, e uno tenuto da Gianmarco Giuliana, appassionatissimo neo-addottorato che ci ha coinvolti con attività videoludiche e di realtà aumentata con l’obiettivo di farci riflettere su diversi meccanismi comportamentali che stanno alla base del mondo dei videogiochi.

Successivamente, è invece intervenuta da remoto Silvia Barbotto, con una conferenza intitolata “Da Atlante: mito, media e modalità”. Per poco non sono nata nel nuovo millennio e, soprattutto dopo due anni di pandemia, un collegamento Webex non dovrebbe destare in me chissà quale stupore, eppure, Silvia Barbotto che dal Messico (circa 10mila km di distanza da Torino) catalizza l’attenzione di tutti attraverso uno schermo, un certo effetto — che non saprei nemmeno ben descrivere — me lo fa. Ma non lo considero un grosso problema, a proposito di nuovi media…

Dall’Argentina è invece arrivato per noi José Luis Fernández, che ha tenuto un intervento in dialogo con il PI di FACETS, Massimo Leone, su semiotica, nuevos mitos e piattaforme digitali musicali.

Chiude la prima giornata Massimo Giannini, direttore de La Stampa, che inizia il suo intervento raccontandoci della sua ultima riunione, in cui con la redazione ha discusso proprio di alcune tematiche inevitabilmente centrali nel nostro convegno: dalla gestione delle notizie sul Covid al futuro dei giornali cartacei. Dal pubblico interviene, in qualità di collega giornalista professionista, Giuseppe Morello, che nel corso della seconda giornata è stato anche relatore di un intervento in dialogo con Mauro Coruzzi, alias Platinette, durante il quale è stato fatto un excursus storico sulla radiofonia in Italia e si è parlato anche dei suoi possibili scenari futuri: dalla nuova necessità di utilizzare i social network ai vastissimi archivi on demand presenti online, passando per i “miti” che spesso si trovano a parlare dietro ai microfoni della radio. Tra gli highlights del convegno relativi al mondo del giornalismo, troviamo indubbiamente anche il contributo di Antonio Sgobba, giornalista Rai che ci ha parlato di vecchi e nuovi miti soffermandosi anch’egli su temi oggi più attuali che mai, quali il complotto e l’oggettività.

Ad aprire la seconda giornata è invece Paolo Heritier, che ci ha raccontato dei suoi studi relativi ad emblematica, influencer e realtà virtuale, realizzati presso il Dipartimento di Giurisprudenza e Scienze Economiche, Politiche e Sociali dell’Università del Piemonte Orientale. Con lui salta fuori per la prima volta il nome dei Ferragnez; lo seguiranno più avanti nel corso della giornata Gabriele Marino e Bruno Surace, con un intervento caratterizzato dal sarcasmo tipico del duo di semioboomer che ha messo a confronto la figura del bambino (“il nativo digitale”) e quella dell’anziano (“il vecchio saggio”).

Durante la seconda giornata è anche arrivato il momento di Ugo Volli e del suo intervento su un aspetto imprescindibile quando si parla di nuovi media: l’hate speech, “in rete e della rete”.

Alle ore 18 del 22 dicembre 2021, è invece un intervento di Federico Vercellone dal titolo “L’identità come nuovo mito” a chiudere il convegno.

Si è dunque parlato dei miti come narrazioni fantastiche con valore simbolico prima che come idealizzazioni di star, e dei media tradizionali prima che dei nuovi media propri della nostra scottante attualità. Sono pertanto state due giornate di fruttuosi incontri e dibattiti, di competenze affini e diverse al tempo stesso, di voci che hanno illustrato ricerche semiotiche e non solo, nella costante ottica interdisciplinare, internazionale, vivace e cooperativa che da sempre contraddistingue il CIRCe.